Premio Sacharov 2015, al blogger saudita Raif Badawi
Raif Badawi è il vincitore del Premio Sacharov 2015 per la libertà di pensiero, in seguito della decisione presa giovedì 29 ottobre dal Presidente del Parlamento, Martin Schulz e i leader dei gruppi politici. Badawi è un blogger dell'Arabia Saudita che sta attualmente scontando dieci anni di prigione per aver insultato l'Islam sul suo sito web, che promuove il dibattito sociale, politico e religioso. La cerimonia di consegna del Premio Sacharov si terrà a Strasburgo il 16 dicembre. "La Conferenza dei Presidenti ha deciso che il Premio Sacharov sarà assegnato al blogger saudita Raif Badawi" ha dichiarato il Presidente Schulz. "Questo uomo, estremamente buono e da esempio per tutti, è stato condannato a una delle più crudeli sanzioni in vigore nel Paese, che può essere descritta come una vera e propria tortura; pertanto mi appello al Re dell'Arabia Saudita per bloccare l'esecuzione della sentenza, rilasciare Badawi in modo che possa ritornare dalla propria moglie e permettergli di essere presente nel corso della sessione di dicembre per ricevere di persona il Premio ", conclude Schulz.
Badawi: un prigioniero di coscienza
Raif Badawi è un blogger dell'Arabia Saudita, un attivista dei diritti umani e autore del sito web Free Saudi Liberals. Fu arrestato nel 2012 e condannato a 10 anni di carcere, 1.000 frustate e una multa per aver insultato i valori islamici sul internet. Ha ricevuto la prima serie di 50 frustrate nel gennaio 2015, il resto sono state rinviate in seguito alle proteste internazionali. All'inizio di questa settimana la moglie di Raif Badawi, Ensaf Haidar, che al momento vive in Canada con i loro tre figli, ha annunciato che le autorità saudite hanno dato il loro assenso a che siano inflitte le rimanenti frustrate. Lo scorso febbraio, il Parlamento europeo aveva approvato una risoluzione che condannava con fermezza la fustigazione di Raif Badawi, definendola un atto crudele e scioccante. Nel documento s'invitavano le autorità saudite a "procedere al suo rilascio immediato e incondizionato, dal momento che è considerato un prigioniero di coscienza, detenuto e condannato unicamente per aver esercitato il proprio diritto alla libertà di espressione".